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LE PARTI
IN CONFLITTO
Il 29.11.1947 Le
Nazioni Unite approvano la risoluzione n. 181 (a favore URSS, USA, Francia,
astenuti Gran Bretagna, Cina e altri, contrari Stati Arabi) che prevede la
divisione della Palestina in tre parti:- uno stato ebraico sul 56% del territorio;-
uno stato palestinese;- una zona internazionale che comprende Gerusalemme
e Betlemme.
Le guerre tra Israele e i paesi arabi confinanti iniziano nel 1948, quando
nasce lo stato ebraico. I palestinesi rigettano il piano di spartizione delle
nazioni Unite (due stati per due popoli) e una coalizione di stati arabi,
tra i quali Iraq, Giordania, Siria ed Egitto attacca Israele che riesce a
difendersi e a ricacciare indietro le truppe avversarie.
I territori che per le Nazioni Unite spettano alla Palestina sono la Cisgiordania,
Gerusalemme est e la Striscia di Gaza. Le prime due vengono amministrate dalla
Giordania e la terza dall’Egitto.
Nel 1956 Israele, sfruttando la crisi di Suez, attacca l’Egitto ma viene
fermato dalla comunità internazionale.
Nel 1964 nasce l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina che
punta a dare una rappresentanza ai palestinesi, slegandoli dalla dipendenza
dai paesi arabi. Poco dopo ne diventa capo Yasser Arafat che la guiderà fino alla morte.
Nel 1967 scoppia la guerra dei Sei Giorni con la quale Israele occupa la Striscia
di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme est.
Nel 1973 Egitto e Siria attaccano Israele; è la guerra dello Yom Kippur.
Israele occupa il Sinai in Egitto e le alture del Golan in Siria.
Nel 1979 l’Egitto firma un accordo di pace con Israele. Finiscono così
le guerre tra Israele e gli stati arabi, da questo momento in poi allo stato
ebraico si contrapporrà solo l’Olp.
Nel 1982 Israele invade e occupa la parte meridionale del Libano per distruggere
le basi palestinesi.
Dal 1987 al 1992 i palestinesi cominciano una forma di resistenza popolare,
chiamata Intifada,
Nel 1993 vengono firmati gli Accordi di Oslo e sembra che il conflitto stia
per finire, ma i nodi principali restano irrisolti e rimandati a un secondo
turno di negoziati: la nascita di uno stato palestinese indipendente, il ritorno
dei profughi palestinesi, il controllo delle scarse risorse idriche, la questione
dei coloni e lo status di Gerusalemme.
Nel 1994 la Giordania firma un accordo di pace con Israele. Nelle zone che
dovrebbero diventare il futuro stato palestinese comincia una forma di autogoverno
guidata dall’Autorità Nazionale Palestinese, presidente della
quale viene eletto nel 1996 Yasser Arafat.
Dopo l’entusiasmo degli Accordi, la diplomazia internazionale arresta
la sua pressione: Israele disapplica in gran parte gli accordi di Oslo (continuano
gli insediamenti di coloni, ritarda il ridispiegamento dell’esercito
israeliano, ….).
24.2.1994 a Hebron un commando di coloni ebrei guidato da Goldstein compie
un massacro all’interno della Tomba dei patriarchi. Seguono manifestazioni
represse con grande violenza dall’esercito israeliano e numerosi morti
palestinesi.
1995 settembre: Arafat, Rabin firmano a Washington, alla presenza di Clinton,
Mubarak e di Re Hussein di Giordania l’Accordo Oslo II che prevede il
ridispiegamento dell’esercito israeliano in Cisgiordania che viene divisa
in tre aree: -area A (3% del territorio e 20% della popolazione) sotto il
controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese; -Area B (27% del
territorio e 68% della popolazione) controllata in modo congiunto dalle forze
israeliane e palestinesi -Area C ( 70% del territorio composto da zone rurali
non abitate, dagli insediamenti israeliani e dalle aree di importanza strategica)
sotto il controllo israeliane.
Vengono rinviate
(termine massimo 4 maggio 1996) le questioni relative a Gerusalemme, i profughi,
le colonie, la sicurezza, le frontiere.
1995 novembre: Rabin viene ucciso da un fondamentalista ebreo.
1996: Operazione furore al sud del Libano (400.000 profughi, bombardamento
base ONU in Libano con più di 100 civili uccisi)
1997 Israele inizia la costruzione di un nuovo insediamento nella parte araba
di Gerusalemme. L’ONU approva una mozione di censura, ma Israele non
si ferma.
Nel 2000 Israele si ritira dal Libano. Nel settembre 2000, comincia la seconda
Intifada scatenata da una provocatoria passeggiata dell’allora candidato
premier israeliano Ariel Sharon sulla Spianata delle Moschee. Le principali
formazioni militari che combattono Israele sono: la Brigate Izz ad-Din al-Qassam
(braccio armato di Hamas, vicina ai Fratelli Musulmani), la Jihad Islamica,
il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, le Brigate dei Martiri
di al-Aqsa (braccio armato del partito Fatah).
L’11 novembre 2004, muore Arafat. Il governo israeliano, guidato da
Ariel Sharon, e le cancellerie delle grandi potenze mondiali, si dichiarano
pronte al confronto con i palestinesi, dopo che Arafat era stato dichiarato
negli ultimi anni un interlocutore poco credibile.
A gennaio 2005 si tengono le elezioni presidenziali in Palestina e successore
di Arafat viene nominato Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Il dialogo riprende senza
particolari risultati.Il governo Sharon decide unilateralmente di sgomberare
la Striscia di Gaza, occupata nel 1967, ad agosto 2005.
L’esercito di Tel Aviv sgombera i coloni israeliani, distrugge tutte
le case degli insediamenti e lascia l’amministrazione del territorio
ai palestinesi. Israele continua a controllare la frontiere di Gaza non solo
quelle con Israele ma anche le frontiere con l’Egitto e pattuglia il
mare impedendo anche ai pescatori di allontanarsi verso zone di pesca migliori.Fatha
è coinvolta in varie forme di corruzione.
Il 25 gennaio 2006, le elezioni politiche in Palestina sanciscono la vittoria
di Hamas. Sharon è colpito da una grave forma di emorragia cerebrale.Alle
elezioni di Israele viene eletto Olmert che succede a Sharon alla direzione
di Kadima, il suo nuovo partito.Israele, gli Usa, l’Europa non riconoscono
il risultato delle elezioni palestinesi, attuano un embargo durissimo e bloccano
i fondi da cui dipende la sopravvivenza della popolazione della striscia di
Gaza.A Gaza non vengono pagati gli stipendi, aumenta la povertà.
I tentativi di governi di coalizione vedono sempre e comunque il rifiuto internazionale.
Israele e Bush dichiarano di voler sostenere con fondi e armi le forze di
Abu Mazen (fatah) in funzione antiHamas.giugno 2007: iniziano a Gaza scontri
violenti fra sostenitori di Hamas e di Fatah. Gli uomini di Hamas, che dispongono
di molte armi, sconfiggono Fatah.Gaza viene ancor più isolata. La popolazione
è sempre più ridotta in condizioni gravissime.
VITTIME Le guerre tra Israele e i paesi arabi confinanti,
del 1948 al 1973, hanno causato la morte di circa 100mila persone. La prima
Intifada, dal 1987 al 1992, ha causato la morte di 2mila persone, in massima
parte palestinesi. Dall'inizio della seconda Intifada (settembre 2000) al
13 giugno 2007, hanno perso la vita 4619 palestinesi e 1050 israeliani. Più di 200 palestinesi sono morti negli scontri tra le milizie di Hamas e Fatah.
RISORSE CONTESE Rispetto al conflitto generale innescato
dalla rivendicazione dei Palestinesi per la nascita di un loro stato indipendente,
il problema è quello sia dello Stato di Israele che dei palestinesi
per il controllo dell’accesso ai fiumi e alle riserve idriche, scarse,
della zona. FORNITURE ARMAMENTI Israele riceve armi e addestramento soprattutto
dagli Stati Uniti, ma anche dalla Francia e dalla Germania, anche se riesce
a produrre da solo la massima parte degli armamenti che servono alle sue forze
armate. I vari gruppi palestinesi ricevono armamenti ed addestramento dall’Arabia
Saudita, dall’Iran dalla Siria.
SITUAZIONE ATTUALE La vittoria di Hamas alle ultime elezioni
palestinesi ha creato un isolamento politico internazionale per i palestinesi
che ha generato una forte tensione interna, culminata nei sanguinosi scontri
tra miliziani di Hamas e di Fatah di giugno. Israele, nelle ultime settimane,
ha ripreso l'attività militare nella Striscia di Gaza, mentre continua
il lancio di razzi Qassam verso Israele.
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